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LAVORI DI RESTAURO FINALI
Con i lavori preliminari seguiti alla scopertura dell'intera struttura descritti nelle pagini precedenti si pensò alla definitiva sistemazione della ghiacciaia ed a questo scopo dopo un acurato rilievo della struttura scoperta, di concerto con l'Ufficio Tecnicosi si eseguì un progetto esecutivo che venne sottoposto poi alla approvazione della Soprintendenza.
I lavori in parte appaltati dalla sezione e con un notevole apporto di alcuni volontari di Italia Nostra usufriurino dei cotributi del Parco Sud e del Comune di cornaredo e furono suddivisi in:
LAVORI 1 LOTTO
Riguardarono il restauro della muratura perimetrale della cupola il ripristino degli archi e la messa in sicurezza della volta di copertura.
LAVORI 2 LOTTO
Rientrarono tutti i lavori di drenaggio e protezione della struttura con la sistemazione finale della ghiacciaia, con il muro di contenimento atto a contenere il terreno di ricopertura.
Ionvisibili nelle pagine Dopodopo
I primi lavori, i rilievi e le ricerche hanno consentito di reperire maggiori informazioni sugli aspetti esecutivi della ghiacciaia, anche se il suo utilizzo agreste, ha comportato il ricorso a metodi “rustici”, eminentemente pratici con l’adozione di tecnologie “anomale” rispetto agli usuali canoni classici, propri di altre costruzioni di indirizzo più “nobile”.
L’analisi dell’interno della volta a cupola, ha permesso di constatare che non si trattava di una struttura costruita in maniera omogenea, con la disposizione radiale dei mattoni ad anelli concentrici : i mastri esecutori, forse per evitare la costruzione di un cassero sottostante complesso, fecero ricorso ad un metodo particolare, eseguendo due singole arcate che, disposte a crociera, venivano a collegarsi alla sommità della volta. Una volta eseguiti questi archi, lasciando lateralmente a questi le adeguate chiamate, si diede corso alla costruzione di quattro spicchi di cupola definibili come “vele”, rimasti tra gli archi.
Tale constatazione fornisce una spiegazione in ordine al significato delle grosse catene che erano state messe in opera, apparentemente non indicate per una struttura a cupola : i due sistemi di archi isolati non disponevano di sufficienti masse murarie di spalla atte a convogliare le spinte entro il nocciolo della sezione di base, ciò aveva conseguentemente richiesto l’esecuzione dei quattro contrafforti e la messa in opera di catene atte a contenere le spinte degli archi. Si è potuto verificare che le catenarie erano state posate in maniera corretta, non alla base della volta ma ad 1/3 dell’altezza, per evitare il rigonfiamento della volta sovrastante che, altrimenti, ne sarebbe conseguito.
Nel corso degli accertamenti sono state inoltre riscontrate alcune fessurazioni interessanti la cupola, in corrispondenza dei due ingressi e dove questi determinano l’interruzione costruttiva dell’omogeneità dell’anello perimetrale.
Nel 1990 è stato posto in opera un sistema di spie di controllo, posizionato trasversalmente alle due principali fessure, con lo scopo di verificare l’eventuale progredire delle fessure in questione. Il monitoraggio è stato effettuato mantenendo periodicamente sotto osservazione la condizione delle spie ed ha consentito di accertare che non si era verificata alcuna rottura dei vetrini.
I monitoraggi effettuati che, fra l’altro, testimoniano il rigoroso controllo cui è stata costantemente sottoposta la struttura, permettono di considerare realisticamente conclusa la parte significativa del processo di assestamento indotto da traversie di varia natura succedutesi dal tempo della sua edificazione.
L’Ing. Vincenzo Marchionni che ha eseguito una verifica statica della ghiacciaia, terminava la sua relazione con queste note: “..riteniamo allo stato attuale la struttura staticamente stabile ed idonea alla agibilità; tuttavia perseguendo il fine di una più elevata durabilità, potranno essere eseguiti quegli interventi di ripristino e rinforzo in maniera che nel lungo periodo possano sopperire al normale degrado
delle componenti strutturali”.
LAVORI 1 LOTTO
Per uno strato variabile da 15 a 30 cm la muratura perimetrale risultava incoerente, le parti vegetali avevano sostituito le malte degradate e gli apparati radicali una volta seccati erano divenuti veicolo intrusivo delle acque meteoriche.
Gli archi, costituenti la tessitura portante della volta, erano stati costruiti mediante differenti orditure di mattoni, un primo “corso” con i mattoni disposti di costa, in senso radiale alla curvatura della volta, ed un secondo “corso”, sovrastante il primo, con spessore crescente man mano che ci si avvicina ai contrafforti e con disposizione dei mattoni in senso orizzontale Questa seconda muratura, era, naturalmente la più interessata dai processi di degrado.
Come per la muratura perimetrale si è provveduto alla rimozione di tutte le parti degradate ed incoerenti, al lavaggio della muratura bene ancorata, seguita dalla messa in opera dei mattoni mediante l’uso della specifica malta di allettamento schematizzata nella colonna A della tabella n.1, riportata in calce.
A protezione di questo risanamento è stato eseguito poi il getto di un massetto di betoncino armato con rete Ø 5 150x150 ancorata alla struttura sottostante mediante barrette Ø 8 fissate, in fori Ø 24 mediante le apposite boiacche ad elevata stabilità, schematizzate nella tabella 2, riportata in calce. Le operazioni di costruzione dell’armatura sono illustrate nelle fotografie allegate.
Le barrette oltre a servire da ancoraggio per l’armatura del massetto, svolgono anche il compito di cucire i due sistemi di muratura sottostanti il massetto stesso. L’armatura dell’arco è stata integrata da cavallotti sporgenti lateralmente all’arco, per il collegamento con l’armatura delle vele. Per il getto è stato approntato un particolare cassero in compensato da 16 mm con particolari “minigonne” in lamiera zincata, predisposte al fine di agevolarne la movimentazione e nell’impiego dei “getti” dei quattro semiarchi, illustrati nelle fotografie allegate.
La configurazione della curvatura della volta, come risulta dai molteplici rilievi eseguiti, è caratterizzata da alcune deformazioni che spingono il profilo verso l’interno della ghiacciaia. Si ritiene, dopo i lunghi monitoraggi che questi rigonfiamenti siano di natura plastica, forse dovuti alla disposizione sub orizzontale dei mattoni di rinfianco alla muratura perimetrale. Di conseguenza, così come per gli archi, gli ancoraggi del massetto di rinforzo e protezione delle vele, schematizzato nella tabella 3, riportata in calce, hanno anche il compito di cucire e rendere strutturalmente omogeneo tutto l’insieme della muratura costituente la volta di copertura della ghiacciaia.
Le iniezioni di intasamento delle barre di ancoraggio, come si è potuto notare dagli assorbimenti di materiale, sono servite anche a riempire i vuoti presenti nella muratura della corona perimetrale.
L’armatura della vela è stata eseguita posando anelli concentrici di ferri Ø 8 collegati ai cavallotti lasciati sporgere dagli archi, e da una sovrastante rete elettrosaldata con maglia 50x50 Ø 3 mm.
Per garantire lo spessore del getto all’attacco della calotta è stato fissato con tasselli espansivi Ø 6 un profilo in lamiera zincata che oltre a determinare lo spessore del massetto, notevolmente facilitato la messa in opera del betoncino in un punto a particolare pendenza. Fatto significativo, per consentire la movimentazione dei tecnici sia durante la messa in opera delle armature che durante in getto, sono state approntate apposite “staggie” in legno agganciabili alla rete di armatura. Il getto è stato eseguito senza particolari mezzi d’opera anche perché la difficoltà della stesura del betoncino sulla superficie curva della volta richiedeva un impasto duro : “plastico - rigido; la continuità del materiale fornito a secchi è stato garantito mediante l’impiego contemporaneo di due betoniere per il mescolamento dei diversi componenti.
Articoli di stampa e Relazione |
RIVISTA SPECIALIZZATA - art. 2 Maggio 2003 |